La maggior parte delle persone quando vuole avviare un’attività di assistente virtuale, inizia a considerare l’inquadramento fiscale, il codice Ateco, l’INPS, etc. Giusto, certo, ma ci sono tantissime altre cose da considerare prima, e anche più importanti, perché se non sai di quali attività ti occuperai, come proporrai i tuoi servizi, qual è il tuo cliente ideale, non hai un’attività e se non hai un’attività non hai bisogno di partita iva.
Inoltre considera che i dettagli relativi all’inquadramento fiscale non competono a te, ma a un commercialista. Se il tuo commercialista non sa come inquadrare una professione online, forse non è il commercialista giusto per te, e rischia di farti commettere errori. Un professionista deve essere al 100% competente nella sua materia, e questo vale anche per te.
Le tue competenze
Se non vuoi aggiungerti alla tristemente crescente schiera di professionisti online improvvisati, inizia dal valutare le tue competenze. Cosa sai fare? Cosa sei brava a fare e cosa ti piace fare? Se hai la possibilità di avviare un’attività in proprio, non incastrarti in un lavoro che non ti piace solo perché c’è richiesta.
A volte mi contattano persone che vogliono diventare assistente virtuale perché vogliono lavorare da casa, o da ovunque nel mondo, ma in tutta sincerità non sanno neanche cosa fa un’assistente virtuale.
Informati prima: non puoi intraprendere un’attività al buio! E poi scopri quali tue competenze potresti mettere a disposizione dei tuoi clienti, quali capacità, esperienze e competenze puoi utilizzare per reinventarti. In questo modo capirai cosa puoi applicare all’assistenza virtuale e cosa devi imparare, considerando che la formazione deve essere permanente.
La tua personalità
Hai la personalità adatta per lavorare da casa? Tante cose si possono imparare, come la gestione del tempo, le migliaia di tool online, le competenze si possono acquisire, ma ci sono delle caratteristiche personali, quelle che ci rendono unici, che non cambiano.
Per esempio, se sei un’introversa, molto probabilmente questo lavoro ti si addice perché puoi lavorare tranquillamente evitando il caos degli uffici, dei mezzi pubblici, etc. Però se sei un’estroversa potresti sentire la mancanza di un ambiente chiassoso con altri colleghi, la pausa caffè, le chiacchiere…
Non voglio dire che automaticamente introversa = lavoro da casa, estroversa = lavoro in ufficio. Però questi aspetti li devi prendere in considerazione, è giusto che prima di lanciarti tu abbia la visione olistica della situazione in cui ti potresti trovare.
Ancora, se sei una persona che ha molto bisogno di sicurezze, per esempio se sei più a tuo agio ad eseguire compiti che qualcun altro ti assegna, potresti svolgere alcune attività certamente, tra quelle meramente esecutive, ma potresti comunque avere qualche difficoltà perché si tratta di una professione autonoma e dovrai costantemente prendere decisioni.
Il budget
Più che budget in senso generico, cioè se o quanto budget hai a disposizione, mi riferisco al fatto di considerare che esiste un budget per il lavoro che svolgi, devi attribuirti uno stipendio e quindi devi familiarizzare con alcuni concetti prettamente aziendali.
Se inizi un’attività in proprio e vieni da un percorso da dipendente, o sei al tu primo lavoro, c’è una cosa con cui molto probabilmente dovrai fare i conti – letteralmente – ed è con la capacità di gestire finanziariamente un’attività.
E’ una limitazione per molti, anche perché sicuramente la scuola non ci forma per sapere gestire le finanze, salvo ovviamente studi specifici. Se vieni da una formazione umanistica, forse i numeri ti fanno orrore.
Non puoi però gestire un’attività in proprio se non fai amicizia con i numeri, anche a costo di legarti alla sedia come Alfieri, devi iniziare a familiarizzare con la gestione finanziaria di un business. Potrebbe essere una delle competenze da aggiungere alla wishlist di competenze da acquisire.
Devi comportarti da CEO, CFO, COO, CMO, Executive Assistant, Project Manager, e potrei continuare….perché è quello che sarai, e anche se non avrai 6 stipendi, almeno agli inizi coprirai almeno 6 ruoli, quindi inizia sin da subito ad assegnarti uno stipendio. Se un mese non riesci a pagarti lo stipendio, dovresti considerare che la tua attività è in perdita. So che è difficile, ma devi davvero pensare nell’ottica di imprenditrice, proprietaria di un’impresa.
Il mercato
Devi conoscere il mercato in cui pensi di entrare, se pensi di lavorare solo in Italia, se pensi di lavorare anche in inglese, quali sono le piattaforme in cui si trovano annunci di lavoro per assistenti virtuali, quali sono le tariffe del mercato, quante altre professioniste forniscono i servizi che tu vuoi offrire, quanta domanda c’è per quei servizi.
Queste informazioni possono essere acquisite online, osservando accuratamente dove potrebbero essere le persone che potrebbero aver bisogno dei servizi che tu hai pensato di offrire.
Osserva la concorrenza, non per copiare, e neanche per infliggere colpi alla tua autostima pensando “Eh ma loro sono avanti“. Il motivo per cui si analizza la concorrenza è per fare qualcosa di diverso, altrimenti sarai sempre una brutta copia di qualcun altro, e questo a lungo andare sarà evidente, perché se copi non hai davvero delle basi solide ed è come costruire un forte sulle sabbie mobili.
Usa il grande potenziale dei gruppi su Facebook e Linkedin per ottenere queste informazioni, con la pura osservazione: se vedi un annuncio di lavoro e rispondono 800 persone in pochi secondi, forse è un servizio super inflazionato e ti conviene pensare ad altro.
Il fallimento
Non mi riferisco alla procedura di fallimento, ma al sostantivo che si riferisce all’esito negativo di un’azione. E’ una parola che ci fa paura, non solo perché l’associamo alla procedura fallimentare che sicuramente non è una cosa simpatica, ma perché tendenzialmente prendiamo qualunque fallimento come personale. Pensiamo che se abbiamo fallito è perché non siamo abbastanza bravi, e direi che noi donne ci facciamo ancora più problemi in questo senso.
Negli USA è normale e anzi parre che a Silicon Valley gli imprenditori che hanno già alle spalle un fallimento siano ben visti, e c’è una vera e propria cultura del fallimento. Si presume che abbiano imparato, e questo è quello che è un fallimento: un’esperienza che dà la possibilità di provare di nuovo, in un altro modo.
Se riesci a esorcizzare il fallimento, a pensare che tutti i giorni puoi “fallire” (non dirmi che non fai errori tutti i giorni?) il tuo approccio cambierà e avrai meno paura.
Il rischio di non farlo, di non accettare il fallimento, è che potresti ostinarti a voler fornire dei servizi per i quali non c’è mercato, o fissarti su una categoria professionale pensando che possa essere una buona nicchia, solo perché non vuoi ammettere che non funziona. Non è una catastrofe e non sei un disastro, semplicemente non funziona. Ti rimbocchi le maniche, cambi direzione e vai avanti!